16 maggio 2022

COSTRUIRE DAL BASSO.


Avrei potuto scrivere: dalla serie Z alla serie A.
... Da quando mi sono fatto una mia idea del volley e dello sport mi rendo conto che la mia filosofia è: " partire dal basso ". Ovvio per chi fino a settembre non aveva nessun tesserato e ora venticinque bambini fanno pallavolo sotto lo stesso nome, è quasi obbligatoria una partenza dal basso, ma anche in generale ritengo che basi solide facciano una solida società. Certo che non si può pensare di riuscire ad arrivare in serie A solo partendo dal basso, almeno non più. C'è una deadline che separa in maniera marcata il dilettantismo dal professionismo, sia in termini economici che in termini tecnici. Ma la spinta dal basso permette di creare anche i presupposti per fare il salto di qualità qual'ora ci fosse realmente il bisogno.
Partire dal basso, ma cosa intendo io? È sufficiente mettere un GRANDE allenatore ad allenare il Minivolley? No!! No se non ha certe caratteristiche che innescano quel meccanismo che dà il via a tutto: IL SENSO DI APPARTENENZA! Ecco perché un ottimo tecnico, anche se inserito alla base del progetto sportivo, non è detto che riesca a innescare questo processo, perché magari è bravo ma poco comunicativo, oppure non ha sposato in pieno la filosofia della società oppure semplicemente non ritiene importanti certe cose e quindi fa fatica a trasmetterle, fatto sta che alla fine le aspettative di crescita sono inferiori a quello che si pensava. 

Ma faccio un passo indietro. Cosa intendo io per " Base"?
La base di una società non è fatta solo di atleti o di dirigenti e allenatori, è fatta da genitori, da nonni, da istituzioni, da enti di promozione, da enti sociali e da altre associazioni sportive. 

Un mondo ampissimo dove si possono trovare competenze e risorse che spesso neache ci immaginiamo. 
I genitori, per molti, sono una vera rottura di scatole, sempre troppo presenti, sempre troppo esigenti, sempre proppo pressanti, ma nessuno si forza di chiedere ad un genitore: ma tu cosa puoi fare per la nostra società?
Magari si può trovare un arbitro, un segnapunti, un semplice supporto alla squadra, un factotum che ci può dare una mano a risistemare la rete o a rimettere i palloni a fine serata. 
Il segreto? Non chiedere a qualcuno di fare l'elettricista se di lavoro fa il falegname.

Il rapporto con le istituzioni: una base solida ha bisogno che il comune o gli enti locali, capiscano la " Mission " della società e che se la società esiste, esiste per i ragazzi del comprensorio. È uno scambio inevitabile, se vogliamo che le istituzioni ci siano vicine, noi dobbiamo essere vicini alle istituzioni. E soprattutto che siano orgogliosi di sostenerci.

Lo sport è un grandissimo volano per il turismo e per chi di turismo vive, altra grande opportunità per radicarsi nei territori. Se, organizzando eventi stagionali, riesco a creare un piccolo indotto economico per il territorio, il territorio è più aperto a dare un contributo per realizzarli. Dout des! 

Condivisione di eventi e valori con altre realtà sportive. Molto spesso le proposte sportive in un paese sono tantissime e come da tradizione ci si guarda tutti in " cagnesco " nella continua lotta per il reclutamento dei bambini: calcio, danza, pallavolo, basket, nuoto... Chi più ne ha più ne metta, ma creare sinergia con altre realtà amplifica tutto quello che ho scritto sopra, non per forza creando eventi sportivi condivisi,.ma eventi sociali, artistici, culturali, che possano fare da cassa di risonanza per lo sport.

Insomma sotto la base ci sono tante opportunità a cui guardare e fare attenzione. Se si cresce lo si fa tutti assieme, e guardando al di fuori del proprio orticello, anzi, spalancando i cancelli e lasciandosi contaminare.

PS. C'è un altra base che però è importante, anzi, fondamentale, cioè la " base tecnica ". 
I tecnici di una società sono una roulette russa, che ogni anno cambia, ciò che non cambia mai è la società che gli accoglie. Ecco, proprio la società deve avere una forte consapevolezza che l'allenatore del minivolley deve avere un programma tecnico ben collegato con l'allenatore dell'under successiva e così via. 
Una costante verifica tecnica e soprattutto un costante confronto tra allenatori aiuta ad aumentare il livello tecnico futuro. 

I ragazzi non sono degli allenatori ma della società. 

Insomma, la base è ciò che sostiene e sosterrà il futuro di ogni società, ma soprattutto la "base " è la più grande pubblicità. 
Valori, programmi e visione, un percorso lungo dalla Z alla A!

vlrnk



13 gennaio 2022

SOCIETA' - COME COMUNICHIAMO? MA SOPRATUTTO SAPPIAMO A CHI LO COMUNICHIAMO?


GENERAZIONE Z o MILLENNIALS?
Chi abbiamo in palestra? e come comunichiamo con loro? e loro come comunicano con noi?
Ecco, un elemento fondamentale per capire come comunicare attraverso i media e i social con i nostri STAKEHOLDERS e' iniziare a guardare con occhio attento, con chi abbiamo a che fare, che eta' hanno e a che generazione appartengono.
Detto cio' c'e' un altra cosa che bisogna tener conto ( anche se ancora a qualcuno, anzi ne conosco parecchi, proprio non va giu' ) e' che lo SPORT non e' piu' VERTICALE ( sport, societa', genitori, atleti ) ma ha una struttura ORIZZONTALE, dove la fluidita' multidisciplinare e' legata alla volonta' e alle esigenze di atleti e genitori.
Detto questo anche il modo di comunicare non e' piu' VERTICALE.
SOCIETA' - SITO - (forse ) SOCIAL - STAKEHOLDERS
Ma ce' una forte componente di ORIZZONTALITA' dove sono le SOCIETA' che devono andare dietro alle GENERAZIONI, partendo dai SOCIAL, passando per la PROPRIA ESPERIENZA SPORTIVA, e finire sui SITI.
Quindi, se come me avete esigenza di COMUNICARE in PRIMIS CON I RAGAZZI dovete guardare questa tabelle a fare le vostre considerazioni.
Il mondo cambia, fortunatamente non dando ascolto ai vecchi.
VALERINIK


 

22 novembre 2020

COME DISSE IL VESCOVO TALBOT? ( CURIOSITA' )

 


Se vi dicessi che la frase: L' IMPORTANTE NON E' VINCERE MA PARTECIPARE, non e' del buon PIERRE DE COUBERTIN? 
E che non e' neanche questa la frase che l'inventore delle OLIMPIADI come le conosciamo oggi utilizzo' per calmare gli animi, nel 1908 durante il convivio OLIMPICO, tra gli ospiti Inglesi e Americani, dopo le incomprensioni tecniche e diplomatiche occorse tra i due paesi. 
La frase e' del ben noto padre Ethelbert Talbot, vescovo anglicano della diocesi di Bethlehem, Central Pennsylvania, che dice aver detto questa frase in maniere decisamente diversa:
L'IMPORTANTE NON E' VINCERE MA COMBATTERE.
Dove combattere, nel senso vero dello sport puo' stare bene al significato di NON MOLLARE, di PROVARCI FINO ALL' ULTIMO, DI DARE IL MASSIMO.
Frase che ovviamente e' stata reinterpretata e rivista da buon uso da De Cubertin, che non ha mai negato che non fosse sua, ma bensi' del vescovo.
Ma alla luce di questa curiosità, da oggi, vedrete che assumerà un significato ( sportivo ) piu' coerente.

Valerinik

06 novembre 2020

CARO BLOG BUON COMPLEANNO!

Per chi non conosce la storia di questo Blog sappiate che nasce nel 2006, quando ne FB ne INSTAGRAM, TIK TOK ECC. esistevano. Quando era MYSPACE il primo social personale, e SECOND LIFE sembrava il futuro. 
I BLOG erano un modo per lasciare le prime "tracce in rete " di quello che poteva essere un Hobby un interesse una passione. 
Io allenavo a Lama, l' allora " VOLLEY CLUB LAMA " e trascinato dall'onda del momento decisi di aprire una pagina dedicata alla mia squadra. 
Perlomeno all'inizio o perlomeno fino a quando non ho capito che non esisteva qualcsa che parlasse della pallavolo in Valtiberina e potesse dare visibilità al lavoro di tutti. 
Foto, curiosità, articoli e filmati sono finiti qui, in queste pagine. C'è il.periodo in cui c'era una chat on line sempre attiva e se anche spesso veniva usata in maniera scorretta è stata la prima "voce " fuori dalle stanze dei bottoni. 
Ovviamente, negli anni sono cambiati usi e costumi dei social e anche tutte le realtà hanno i loro siti, ma riconosco che il BLOG ( come lo chiamavano tutti ) si è trasformato in una scatola di ricordi. E sfogliandolo mi sono reso conto di quanto lavoro ( grazie a Sara, The Bobris, Milano, VM58 ecc. ecc. ) è stato fatto.
Allora BUON COMPLEANNO CARO BLOG, e lunga vita e prosperità. 
Sei stato e sarai sempre quell'angolo di calma che mi tiene lontano qualche secondo dalla frenesia di questo mondo. 

Vlrnk

29 ottobre 2020

E ORA PRESIDENTE?

SANSEPOLCRO - Quando si crede in qualcosa, fortemente, follemente, ad un certo punto ci si rende conto che se si vogliono cambiare le cose bisogna farlo attraverso se stessi e non attraverso gli altri.

Non so se era il momento giusto, ma sono sicuro che era il MIO momento, quello di dare il mio piccolo contributo alla vita sportiva dei ragazzi. 

e nel 1983 quando ho varcato la porta della palestra nera del Campaccio per il primo allenamento, non avrei mai immaginato che mi sarei qui a scrivere la parola PRESIDENTE sotto il mio nome.

Ma so benissimo che cosa, in questi 37 anni,  mi ha dato lo SPORT, cosa ha dato ad un ragazzo, timido, impacciato e insicuro, a come mi ha aiutato nel periodo piu' brutto della mia vita. Ed ho imparato l'importanza dei VALORI che lo sport trasmette e a come riesce a migliorare tanti ragazzi che spesso hanno solo bisogno di fiducia e rispetto.

Per questo, ho deciso che era ora di dare il mio piccolo e modesto contributo alla causa.

MA non voglio essere da solo, avro' bisogno di tutti, di tante persone, tutte quelle che sposeranno l'idea di rendere lo sport un VEICOLO SOCIALE per migliorare la vita dei ragazzi, attraverso esperienze che possano gratificarli e renderli protagonisti della LORO VITA sportiva e non.

Allora ringrazio chi ha reso possibile tutto questo. 
Grazie alla mia meravigliosa famiglia.
Grazie a tutti i miei compagni di squadra.
Grazie a tutti i miei atleti e alle mie atlete.
Grazie a chi vorra' sostenerci.
Grazie a chi ci critichera'.

Dedico tutto questo alla piccola AISHA e al LEO, e a tutti quei bambini che non diventeranno MAI campioni, ma che attraverso lo sport diventeranno sicuramente MIGLIORI.

Valerio Giunti
Presidente 
ASD VOLLEY REVOLUTION




 

20 agosto 2020

ULTIMO AD ESSERE SCELTO!!

Quando ero piccolo giocavamo a pallone all'interno del giardino di Piero della Francesca, e venivo (quasi ) sempre scelto per ultimo.
Erano gli anni 80, gli inizi dei mitici anni 80.
Il periodo è quello classico delle vacanze estive. Quando tutti i ragazzi di Porta Romana, quelli della mia generazione, si ritrovavano, più o meno controllati dalle nonne o nonni, all'interno di una delle Palestre più famose di Sansepolcro: il giardino di Piero della Francesca. Ex giardino di un convento convertito ad area comunale, con tanto di statua del famoso pittore Biturgense e ben 2 vasche con pesci rossi ( negli anni 80 c'era anche un orinatoio ma lasciamo perdere).
Fatto sta, che questa area recintata diventava in effetti una vera palestra o campo da gioco. Quale gioco? Tutti!
Dal semplice rincorrersi a giocare a nascondino a biglie, a ribabandiera ecc. 
Ma ovviamente non poteva mancare il Calcio. 
Ovviamente il rituale era sempre quello, quello che portava il pallone ( Supertele, Santos o il famoso Tango ) era uno dei capitani, l'altro era il più forte o il più grande. 
Classica "conta" per decidere chi doveva iniziare a scegliere e organizzavamo le squadre.
Ovviamente la prima scelta ricadeva sui poi bravi, poi i meno peggio, poi l'amico, e alla fine rimanevano quelli che come me, non avevano i piedi buoni, anzi erano "scarsi" proprio.
Ma come per i titolarissimi, essere gli ultimi ad essere scelti era una condizione che ai tempi non procurava traumi esistenziali, non uscivamo dal campo in lacrime e al più, quando decidevano di giocare a pallone, te la cavavi dicendo " non mi va' ".
Che poi, se le squadre erano dispari, venivi chiamato da tutti a gran voce e i più grandi si lanciavano in un: " dai che poi ti facciamo giocare in attacco!! ".
Quindi, io e il mio amico, ultimi della scelta, alla fine trovavamo la nostra dimensione. Senza traumi, senza paure. Senza tornare a casa piangendo o aizzando i genitori a rivendicare il mio posto da titolare.
Lo sport, il gioco, e le sue dinamiche, se vissute con la giusta serenità, ti insegnano a capire che esistono gerarchie e posizioni. Che essere l'ultimo ad essere scelto, avveniva perché quelli prima erano solo più bravi, per tanti motivi, ma non erano migliori di te. Non esisteva un esclusione a prescindere, tutti erano indispensabili anche solo per fare numero. E nessuno si sarebbe mai permesso di metterlo in dubbio. 
E quando si iniziava a giocare nessuno si sentiva escluso. Perché in ogni gioco in ogni sport si può avere la propria dimensione. Da titolare o da scarso, da primo della lista a panchinaro. Purché qualcuno te lo insegni e non te lo faccia pesare. 
Io ero l'ultimo ad essere scelto, ma il più entusiasta quando venivo scelto. Ero il più scarso in campo, ma ero quello che correva di più e non si risparmiava.
Poi dal calcio al giardino di Piero sono passato alla Pallavolo, ma quella è un altra storia.
Buona vita!!! 
#valerinik

29 maggio 2020

CITTÀ DELLO SPORT: NO GRAZIE!! MEGLIO CITTÀ SPORTIVA.

In questi momenti, e ascoltando chi ne sa molto più di me, riguardo lo sport e le sue dinamiche future, ho riflettuto sul l'opportunità di cambiare modello dello sport all'interno di un Comune e soprattutto prendere coscienza, nel comune stesso, che l'esigenza sportiva della gente è cambiata enormemente.

Il COVID ha evidenziato, e non sono certo io solo che lo dico, che la gente sente l'esigenza di fare sport in maniera DESTRUTTURATA, cioè lontano dallo sport ORGANIZZATO ( orari palestra, corsi, istruttori, campionati ecc. Ecc. ) che in molti casi, ne limitano la fruizione e soprattutto lo svolgimento.

Sono nati quindi sempre più gruppi spontanei di runner, di ciclisti, di palestre e impianti affittati ai privati, e il proliferare di sport dove ci si può allenare quando si vuole e quanto si vuole. 

Questo ha portato ad una creazione della CULTURA DELLO SPORT LIBERO. Cioè un vero e proprio cambio di paradigma sportivo. E soprattutto vera e propria rivoluzione culturale. 

Allora io mi chiedo perché non ne approfittiamo in questo momento per cambiare anche a livello LOCALE? Perché non convertire COMUNE che aiuta le associazioni a fare sport in un comune che alimenta la CULTURA SPORTIVA?

L'ISTAT dice che il 63 % delle persone vorrebbe che molti spazi comunali vengano convertiti in parchi sportivi. Ovviamente gli sport hanno bisogno di ATTREZZATURE, ma penso alle aree poco sfruttate, perché non mettere due pali e una rete? O due canestri? O due porte? O delineare percorsi fruibili ai runner ai ciclisti o a.i semplici camminatori?
Perché non destinare spazi allo SPORT LIBERO?

ATTENZIONE, NOI PENSIAMO SEMPRE AI RAGAZZI, MA CI SONO TANTISSIMI ADULTI CHE FANNO SPORT. GUARDATEVI INTORNO.

Ecco, allora perché non cogliere la classica " palla al balzo " e iniziare a pensare che lo sport non è solo fare parte di un associazione, ma lo sport è un ESIGENZA SOCIALE, CREA BENESSERE, È UN OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO,  e sopratutto, per un Comune è l'indice principale del F.I.L. 
" FELICITÀ INTERNA LORDA ".

VLRNK