20 agosto 2020

ULTIMO AD ESSERE SCELTO!!

Quando ero piccolo giocavamo a pallone all'interno del giardino di Piero della Francesca, e venivo (quasi ) sempre scelto per ultimo.
Erano gli anni 80, gli inizi dei mitici anni 80.
Il periodo è quello classico delle vacanze estive. Quando tutti i ragazzi di Porta Romana, quelli della mia generazione, si ritrovavano, più o meno controllati dalle nonne o nonni, all'interno di una delle Palestre più famose di Sansepolcro: il giardino di Piero della Francesca. Ex giardino di un convento convertito ad area comunale, con tanto di statua del famoso pittore Biturgense e ben 2 vasche con pesci rossi ( negli anni 80 c'era anche un orinatoio ma lasciamo perdere).
Fatto sta, che questa area recintata diventava in effetti una vera palestra o campo da gioco. Quale gioco? Tutti!
Dal semplice rincorrersi a giocare a nascondino a biglie, a ribabandiera ecc. 
Ma ovviamente non poteva mancare il Calcio. 
Ovviamente il rituale era sempre quello, quello che portava il pallone ( Supertele, Santos o il famoso Tango ) era uno dei capitani, l'altro era il più forte o il più grande. 
Classica "conta" per decidere chi doveva iniziare a scegliere e organizzavamo le squadre.
Ovviamente la prima scelta ricadeva sui poi bravi, poi i meno peggio, poi l'amico, e alla fine rimanevano quelli che come me, non avevano i piedi buoni, anzi erano "scarsi" proprio.
Ma come per i titolarissimi, essere gli ultimi ad essere scelti era una condizione che ai tempi non procurava traumi esistenziali, non uscivamo dal campo in lacrime e al più, quando decidevano di giocare a pallone, te la cavavi dicendo " non mi va' ".
Che poi, se le squadre erano dispari, venivi chiamato da tutti a gran voce e i più grandi si lanciavano in un: " dai che poi ti facciamo giocare in attacco!! ".
Quindi, io e il mio amico, ultimi della scelta, alla fine trovavamo la nostra dimensione. Senza traumi, senza paure. Senza tornare a casa piangendo o aizzando i genitori a rivendicare il mio posto da titolare.
Lo sport, il gioco, e le sue dinamiche, se vissute con la giusta serenità, ti insegnano a capire che esistono gerarchie e posizioni. Che essere l'ultimo ad essere scelto, avveniva perché quelli prima erano solo più bravi, per tanti motivi, ma non erano migliori di te. Non esisteva un esclusione a prescindere, tutti erano indispensabili anche solo per fare numero. E nessuno si sarebbe mai permesso di metterlo in dubbio. 
E quando si iniziava a giocare nessuno si sentiva escluso. Perché in ogni gioco in ogni sport si può avere la propria dimensione. Da titolare o da scarso, da primo della lista a panchinaro. Purché qualcuno te lo insegni e non te lo faccia pesare. 
Io ero l'ultimo ad essere scelto, ma il più entusiasta quando venivo scelto. Ero il più scarso in campo, ma ero quello che correva di più e non si risparmiava.
Poi dal calcio al giardino di Piero sono passato alla Pallavolo, ma quella è un altra storia.
Buona vita!!! 
#valerinik

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