Dalla Gazzetta di ieri, a mo’ di in bocca al lupo a Matteo e
a tutti gli azzurri per il Mondiale cominciato mica tanto bene. Anche
se poi ieri contro l’Iran titolare non lo è stato. Comunque: Matteo Piano
«Sentiamo che sta iniziando una cosa bella, e che è nostra». Lo dice Matteo Piano. Uno che un anno fa, quando entrava nell’Europeo finito con l’argento, in pochi sapevano chi fosse. Non era mai nemmeno stato in A-1. Adesso, dodici mesi dopo, della squadra di Mauro Berruto è diventato titolare. Uno dei suoi volti simbolo. L’immagine ben pettinata dell’Italia. Anche in senso figurato.
Su Twitter, Instagram e Facebook, Piano si fa chiamare Teuzzo. Il che suona anche allegro abbinato ai 208 cm che fan di lui il più alto della comitiva. «Siccome sono un gran ottimista credo molto nei contatti, anche via social», dice. E già si capisce il tipo. «Sono curiosissimo, pieno di interessi. Mi spaventano quelli che parlano solo di schiacciate, soprattutto certi tifosi. La pallavolo è la cosa più bella che faccio, si capisce, ma non è la vita».
Per dire, ieri arrivando a Cracovia, Teuzzo ha guardato l’entusiasmo dei polacchi e ha pensato: «Sarebbe bellissimo andare fino alla fine: vedremmo un sacco di città,
un sacco di persone, ci gusteremmo tutta questa atmosfera». La vita,
anche per un pallavolista, può essere guardarsi attorno: «Con Vettori e Rossini
appena possiamo andiamo in giro a vedere i luoghi in cui capitiamo a
giocare». Leggere un libro, o più d’uno: «Mi sono portato “Storia di una ladra di libri”, di Markuz Zusak, “Io ci sono”, di Lucia Annibali, la donna sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato. E “1Q84”, di Haruki Murakami, che mi sta prendendo molto. Me l’ha regalato la mamma di Vettori».
E non è ancora tutto. C’è anche il teatro:
«Ai tempi della scuola qualche lavoro l’ho provato, anche in lingua
straniera, in francese e in tedesco. Vorrei riprovarci. Mi piace
l’immediatezza. Sul palcoscenico non puoi barare, è come il campo: la palla o va in terra o non va in terra. E mi affascinano le maschere,
la dissimulazione, il potersi nascondere dietro un personaggio diverso
da te stesso. Questo però in campo non vale. Non si può fare e non mi
interessa farlo». A starlo a sentire, Teuzzo, non finirebbe più di
elencare cose che gli piacciono.
Racconta dell’oratorio, che vorrebbe frequentare ancora come animatore: «Sono molto credente, anche se pratico male. E se non fossi pallavolista di sicuro farei qualche lavoro con i ragazzi, magari al mio di oratori, il san Pietro di Asti». Che è poi anche il nome del suo Borgo del palio, altra gran passione: «Altroché, ho fatto persino il tamburino nel corteo storico».
E allora, come dice lui, adesso c’è da arrivare fino in fondo, per viversi tutta l’atmosfera e prendersi qualcosa che l’Italia sente di poter meritare. «Non lo so chi è più forte di noi. In World League i migliori sono stati gli Stati Uniti, e noi li abbiamo battuti 3-0. So che con loro, con la Russia e sì, anche col Brasile, se giocassimo contro 20 volte ne vinceremmo tante anche noi. Quindi sotto. Io non vedo l’ora, e al tempo stesso sono molto ansioso, lo sono sempre stato. Sento la pressione. Ma poi mi ripeto quello che mi dice sempre la mia nonna Anna: “Dai Matteo, chissenefrega. Lo sai fare”». Lo sappiamo fare. Dal blog CHE PALLE DI MARIO SALVINI


Su Twitter, Instagram e Facebook, Piano si fa chiamare Teuzzo. Il che suona anche allegro abbinato ai 208 cm che fan di lui il più alto della comitiva. «Siccome sono un gran ottimista credo molto nei contatti, anche via social», dice. E già si capisce il tipo. «Sono curiosissimo, pieno di interessi. Mi spaventano quelli che parlano solo di schiacciate, soprattutto certi tifosi. La pallavolo è la cosa più bella che faccio, si capisce, ma non è la vita».


Racconta dell’oratorio, che vorrebbe frequentare ancora come animatore: «Sono molto credente, anche se pratico male. E se non fossi pallavolista di sicuro farei qualche lavoro con i ragazzi, magari al mio di oratori, il san Pietro di Asti». Che è poi anche il nome del suo Borgo del palio, altra gran passione: «Altroché, ho fatto persino il tamburino nel corteo storico».
E allora, come dice lui, adesso c’è da arrivare fino in fondo, per viversi tutta l’atmosfera e prendersi qualcosa che l’Italia sente di poter meritare. «Non lo so chi è più forte di noi. In World League i migliori sono stati gli Stati Uniti, e noi li abbiamo battuti 3-0. So che con loro, con la Russia e sì, anche col Brasile, se giocassimo contro 20 volte ne vinceremmo tante anche noi. Quindi sotto. Io non vedo l’ora, e al tempo stesso sono molto ansioso, lo sono sempre stato. Sento la pressione. Ma poi mi ripeto quello che mi dice sempre la mia nonna Anna: “Dai Matteo, chissenefrega. Lo sai fare”». Lo sappiamo fare. Dal blog CHE PALLE DI MARIO SALVINI

Nessun commento:
Posta un commento