30 novembre 2012

Intervista a Julio Velasco


Dopo l'eliminazione della nazionale olimpica di volley maschile, abbiamo deciso di riproporre un'intervista a Julio Velasko, il più grande allenatore della nazionale italiana.

Roma. Convegno di imprenditori. Arriva un ospite d’eccezione: Julio Velasco. Che bella sorpresa!
Velasco come allenatore della nazionale italiana di pallavolo, dal 1989 al 1996 ha vinto praticamente tutto. Due Mondiali, tre Campionati Europei, cinque World League ed una Coppa del Mondo. Ha cambiato la storia del volley in Italia. Lo ha reso popolare. Cosa c’entra Velasco con gli imprenditori? Si chiede qualcuno. Centra eccome! è lì per portare le sue esperienze di vita, le sue idee. Cambiano gli ambiti, ma non le regole del successo.
Qual è l’atteggiamento ideale per porsi di fronte alle situazioni?
"Togliere gli alibi. Quando presi in mano la nazionale cercavamo di capire perché non vinceva. Qualcuno scavò scavò fino a scoprire che da noi non c’era l’educazione fisica nelle scuole elementari... Qualche altro andò oltre e scomodando l’antropologia umana disse che noi latini... popolo creativo siamo meno portati ad uno sport di tecnica e concentrazione come la pallavolo, mentre i russi, gran giocatori di scacchi, erano fortissimi pallavolisti... A quel punto dissi: ma non sarà che perdiamo perché giochiamo male!? Ecco come bisogna porsi di fronte ai problemi, eliminare gli alibi e concentrarsi sul lavoro!".
Messi da parte gli alibi, cosa bisogna fare?
"Regola uno: non mollare mai! Regola due: non parlare degli altri. Sapete chi erano nella squadra i maggiori esperti del palleggio? Gli schiacciatori! A tavola si sedevano fra di loro e non parlavano d’altro. Ogni schiacciata sbagliata era per colpa di una palla alzata male.E i massimi esperti della ricezione? I palleggiatori! Ovvio. In partita era uguale. Palla alzata male, schiacciata mal riuscita e commento ed osservazione al palleggiatore che girava critiche e commenti a chi era in ricezione. Questi ultimi invece non potevano che confidare nella clemenza degli avversari. Un chiaro esempio del perché non bisogna parlare degli altri. Altrimenti si ricade sugli alibi".
Una grande tenacia e preparazione psicologica...
"Dentro di noi abbiamo una quantità di energia. Non sappiamo quanta ma sappiamo che per ottenere il massimo bisogna indirizzarla tutta verso l’obiettivo. Non c’è computer migliore del cervello umano. Il giocatore quando nota che gli sta arrivando una palla "sporca" deve essere allenato a quella situazione, deve averla già codificata in un immaginario file del suo cervello. Non si può allenarsi solo sulla situazione ottimale. Così nell’impresa il manager deve prepararsi ad affrontare tutte le avversità".
Che impressione dava all’esterno la nazionale allenata da Julio Velasco?
"Una squadra così preparata sa tirare fuori da dentro la forza, non cerca giustificazioni esterne quando commette un errore, non parla mai dando così un’immagine forte e indissolubile. è come se un gigante picchia un piccoletto, e questi non accusa i colpi, non parla, non si lamenta, appare inossidabile. Crea inquietudine anche nell’avversario più forte che alla fine prova timore."
Una lezione di un grande maestro per imparare ad affrontare le difficoltà e risolverle con una mentalità da...campioni del mondo!
Alessandro Biz
www.ilpiave.it

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