03 maggio 2011

Galline (dalle uova d'oro) in fuga

Una bellissima analisi sulla situazione degli sponsor nel nostro sport.

da OLTRE LA RETE  di Doriano Rabotti


GLI SPONSOR lasciano il volley? Più che altro, come per tutti gli altri sport, stanno cambiando pelle. Lo si capisce tra le pieghe di un'interessante analisi condotta dallo studio di Roberto Ghiretti, ex dirigente di Parma e della Lega pallavolo. Il 'Ghiro' è un altro di quelli che c'erano quando il volley era più ingenuo ma più vero, e la cui passione per la pallavolo dovrebbe essere presa come esempio da tanti dirigenti moderni, cresciuti mangiando solo la mela avvelenata del marketing.
MA NON DIVAGHIAMO. L'analisi sugli sponsor dello studio Ghiretti dice alcune cose che spiegano, meglio di tanti ragionamenti tra tifosi dell'uno o dell'altro sport, perché in Italia il calcio si sta inghiottendo tutte le altre discipline. Articolo quinto, chi mette il grano ha vinto, dicono dalle mie parti. E sembra che la cosa si possa adattare benissimo alle sponsorizzazioni negli sport di squadra italiani. L'indagine ha preso in esame 142 club maschili e femminili: calcio (A e B), volley (A1 e A2), basket (Serie A e Legadue), rugby (Eccellenza e italiane della Celtic League), per un totale di 158 sponsorizzazioni. Sono stati considerati, per capirci, lo sponsor principale sulla maglia del calcio e quelli che danno il nome nelle altre discipline.
QUALCHE tendenza è emersa chiaramente: difficoltà di attrazione nei confronti dei capitali stranieri, scomparsa di intere categorie merceologiche, assenza dei cosiddetti 'top spender' nazionali, ricorso sempre maggiore a sponsor locali, fenomeno che si è rafforzato moltissimi in questi anni di crisi. Oggi l'81% delle aziende che sostengono economicamente le realtà sportive provengono dalla stessa città, provincia o regione del club. Nel 1998-99 questa percentuale era del 72%.
L'UNICO sport che va contro questa tendenza è il calcio, dove almeno metà degli sponsor di maglia sono nazionali o addirittura internazionali. Ma se si toglie il calcio di serie A, la percentuale degli sponsor locali sale addirittura al 93%. Alcuni settori sono spariti: automobilistico, cosmetici, elettronica, cibo e bevande, in favore di banche, catene di distribuzione commerciale, dettaglianti all'ingrosso e abbigliamento, scommesse e giochi. Le grandi aziende del settore 'food&beverage' sono rimaste quasi esclusivamente nel volley. Spariti elettodomestici e 'personal care'. Le banche da sole hanno una trentina di partnership, circa il 20% del totale, ma mancano quasi completamente i grandi gruppi italiani. Sono quasi sempre banche medio-piccole e del territorio, col rischio di creare incroci pericolosi tra società, proprietà e istituto di credito. Ma la nota negativa riguarda i dieci 'top spender' in pubblicità commerciale nel biennio 2009-2010: soltanto Wind sponsorizza anche un club, la Roma calcio. Gli altri hanno deciso di non associare il proprio marchio a un singolo club, oppure come Tim e Ferrero hanno scelto interi campionati e nazionali. Immagino che non volessero legarsi ad alcun tipo di 'tifo', soprattutto per non correre il rischio di perdere i clienti 'avversari'.

Nessun commento: