LETTERA
APERTA SUL VOLLEY ALTOTIBERINO
Abbiamo letto nei giorni scorsi che “i tifosi di
Città di Castello continueranno a non sostenere la squadra di pallavolo”.
Per la verità abbiamo visto, in questi mesi in cui ha
preso il via la nuova avventura dell’Altotevere Città di Castello, il
Palazzetto di San Giustino riempirsi, spesso sino ad essere gremito, di
sostenitori tifernati, sangiustinesi ed altotiberini in genere.
Ci siamo allora chiesti: forse abbiamo dimenticato di
richiedere, oltre al biglietto od all’abbonamento, una qualche certificazione,
un imprimatur, una vaccinazione?
Sia chiaro: il tifo ci piace, e ancor più è bello se
è caloroso, colorito, trascinante.
Pertanto è stato apprezzabile che, arrivata la
squadra in serie A2, dopo una lunga ed entusiasmante risalita dalle serie
inferiori – accompagnata da tanto sostegno della nostra gente - essa abbia trovato ancora più incitamento e
passione.
Ancora più
significativo è che ciò sia stato catalizzato da un moto di empatia e
solidarietà con il Presidente Arveno Joan e la consorte Maria Antonietta
Biagioni, protagonisti emeriti delle
origini e delle fortune del nostro volley, e la cui recente, massimamente
dolorosa vicenda familiare si intreccia così significativamente proprio con la
storia della pallavolo altotiberina.
Vogliamo per nostro conto indirizzare il più caloroso
ed affettuoso saluto al Presidente ed alla sua famiglia, assieme alla
riconoscenza per le emozioni che hanno così fondamentalmente contribuito a
donarci.
Ci auguriamo, quindi, che il sostegno alla nostra
squadra sia sempre maggiore.
Aggiungiamo altresì che il volley – italiano ed
internazionale - è giustamente apprezzato e degnamente fiero per la peculiare
qualità della passione che lo anima; specificità che lo ha quasi sempre preservato
dalle trivialità, dall’intolleranza e dalle violenze - che troppo spesso
trascendono dalle incontinenze verbali a
quelle fisiche – che segnano purtroppo altri sport.
Auspichiamo, pertanto, che anche la nostra realtà sia
si sempre più caldamente condivisa; ma che ogni momento possa essere condiviso
da noi, e dai nostri figli e nipoti, perchè essi siano negli spalti come
vorremmo e vogliamo che siano nella vita.
Anche perché lo spettacolo sportivo stimola i nostri
nipoti e figli ad assimilare, e meglio ancora ad emulare e vivere nelle
palestre, ciò a cui assistono negli spalti e nei taraflex.
Ed allora, sosteniamo convintamente la nostra
pallavolo.
Consapevoli, certo, che l’evoluzione altotiberina ha
rischiato e rischia di toglierle slancio, disorientare, sino a rendere esili le
sue radici, che proprio adesso – invece – devono essere più capaci di trarre
ogni preziosa linfa dal proprio territorio.
Ma consci, ancor più, che le nostre genti siano e saranno in grado di apprezzare sempre meglio
il percorso intrapreso, che è proprio quello in grado di consolidare
un’esperienza così gratificante per gli
appassionati; così positiva per l’immagine del territorio altotiberino; tanto
utile per gli imprenditori che
sostengono e vorranno sostenere una compagine in serie A1, ovvero in un
campionato con risonanza ed esposizione mediatica in ogni angolo d’Italia e del
mondo.
Vogliamo altresì essere fiduciosi che si
ricongiungano in nuova e piena sinergia tutte le componenti del movimento
pallavolistico, che assieme hanno consentito di riportarlo nella massima serie;
ci permettiamo, in tal senso, di invitare ogni protagonista di tale realtà a
profondere ogni sforzo di reciproca comprensione, per ricostituire quella unità
di intenti e di azione indispensabile per continuare un viaggio così fantastico
nel suo percorso e nei suoi traguardi: fantastico ed entusiasmante sia per
essere tornato ai massimi vertici del volley, sia per aver mantenuto e
consolidato una così ricca e radicata realtà giovanile, indispensabile base per
il futuro di ogni sport.
In questo, i
nostri amministratori hanno certo un ruolo fondamentale e prezioso: proprio
perché rappresentano – con sacrosanto legittimo orgoglio – i propri
(bellissimi) campanili e castelli, su di essi grava il compito di unirli in una
sky line assieme suggestiva e vincente.
Riflettano essi, e noi con loro, su quanti fiumi di
inchiostro e giga byte di file si sono versati sul tema del sistema vallata
(obbiettivo irrinunciabile e vitale per la nostra economia, sbocco naturale di
un humus unitario dai tempi di Plinio, eccetera): e vorremmo ora affondare, per
ignavia - o addirittura per consapevole volontà di (questa volta si gretto)
campanilismo – proprio questa barca, che ha lasciato i moli del porto per
solcare il nostro Tevere?
E’ vero: i tifernati si sentivano più protetti dalle consuete
mura amiche del Pala Joan; i sangiustinesi si sentono un po’ spiazzati e
deprivati a vedere nel palazzetto della propria cittadina una realtà non più
diretta ed esclusiva espressione di quest’ultima; i biturgensi si ritengono
poco coinvolti in una realtà non vissuta sinora in prima persona.
E però: nei giorni scorsi, uscendo dal Palkemon ci
siamo trovati dinanzi al Castello: parliamo del Castello Bufalini.
Siamo rimasti colpiti dal significato e dalle valenze
di questa così bella opera; e andandoci a riguardare la sua storia, abbiamo
meglio capito perché.
E il perché è presto detto: esso è stato eretto dalla
famiglia biturgense dei Dotti; sempre rinato dalle ripetute distruzioni, è
stato acquisito dai Bufalini: famiglia di tifernati, ma che – coadiuvati dai
Vitelli - lo implementava ed arricchiva,
radicandosi nel Comune, ed ottenendo anche il riconoscimento a Contea del
territorio sangiustinese.
Ed ora, il Castello è un giusto vanto di San
Giustino, ed uno dei poli attrattivi del turismo altotiberino.
Insomma: “l’unione fa la forza” non è un modo di
dire, ma di fare.
Ed allora, amici valtiberini, per il prossimo
mercoledì otto gennaio – alle ore 20:30, quando arriva il forte Perugia –
partiamo dalle vie attorno al Palazzo Dotti di Sansepolcro, da Città di Castello
e da attorno al Castello: tutti appunto a gridare, assieme, “FORZA CASTELLO!”
Maria Laura Franchi e Sergio Rossi
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